venerdì 19 aprile 2013

Tanks



Durante la prima guerra mondiale i carri armati recitarono una parte notevole nel processo di meccanizzazione della guerra. Nell’autunno del 1914 gli inglesi avevano sperimentato con successo alcune autoblinde. Ma l’idea dei carri armati era rimbalzata sulla marina, poiché Winston Churchill, titolare dell’ammiragliato britannico, si era entusiasmato per le possibilità offerte da quest’arma e aveva deciso di continuare le prove. Quanto ai tedeschi, la rivelazione dell’esistenza dei carri armati li sorprese ma non li impressionò:«Le migliori armi contro i carri armati – prescrisse scettico il generale tedesco Erich Ludendorff – sono sangue freddo, coraggio e disciplina». Un mese dopo, tuttavia, egli modificò lievemente la sua opinione:«Senza sovrastimarne l’importanza, non si può negare che i carri armati abbiano avuto qualche successo. In ogni caso un modello perfezionato sarebbe un’arma efficace. Conseguentemente giudicò conveniente iniziare immediatamente la costruzione dei carri armati». In Francia l’utilità dei carri d’assalto fu intuita dal colonnello Estienne. Già prima della guerra egli aveva pensato ad un mezzo capace di muoversi su qualsiasi tipo di terreno,la soluzione gli apparve quando vide in azione i trattori per l’artiglieria forniti alle truppe britanniche dalla società americana Holt Tractor Company. Gli inglesi svilupparono due tipi di carro. Il primo, il Mark V, stazzava 29 tonnellate, aveva un equipaggio di 8 uomini e un motore da 150 Cv con una velocità massima di 7,4 Km/h, ed era armato con 2 cannoni da 57 mm e 4 mitragliatrici. L’altro tipo, il Whippet, stazzava 14 tonnellate, aveva un equipaggio di 3 uomini e 2 motori da 45 Cv l’uno con una velocità massima di 14 Km/h, ed era armato con 4 mitragliatrici. Dentro questi carri, di qualsiasi tipo, la vita era dura. Nei Mark V ogni membro dell’equipaggio aveva a disposizione 2 maschere antigas, 1 paio di occhiali e un elmetto, oltre all’equipaggiamento abituale: pistola, tascapane, borraccia e razioni di riserva. Tutto era gettato sul pavimento insieme a diverse varietà di cibi, fusti di benzina, grasso lubrificante, proiettili di riserva, lampada di segnalazione, bandierine e una rozza apparecchiatura telefonica. In questa terribile confusione era stipato l’equipaggio, che in combattimento era spesso avvelenato da fughe di gas di scarico che causavano nausee, vomito e svenimenti. Né migliore era la situazione per coloro che operavano nei piccoli Renault francesi: ciascuno aveva un equipaggio di due uomini. Il guidatore era immerso nell’oscurità e un colpo sulla spalla da parte dell’osservatore gli segnalava che doveva andare avanti, un colpo sulla testa che doveva fermarsi. In Italia, nel 1917, la Fiat costruì due prototipi di carro, mostri di 40 tonnellate (con motori da 250 Cv), armati con un cannone da 65 mm in torretta e con 7 mitragliatrici, con 10 uomini di equipaggio e velocità di 7 Km/h.








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