Tutti
i fucili da guerra adottati dai vari eserciti imponevano di agire manualmente
sul meccanismo dell'otturatore a ogni sparo per estrarre il bossolo e inserire
una nuova cartuccia dal caricatore. È di questo tipo, ad esempio, il famoso
Modello 91 utilizzato dalle truppe italiane durante la prima guerra mondiale.
Per quanto tecnicamente molto perfezionate, tali armi sviluppavano uno scarso
volume di fuoco e si rivelarono quindi inadeguate alla guerra di trincea. In
seguito furono costruiti fucili automatici, che sfruttavano la pressione dei
gas sviluppata nello sparo per azionare il meccanismo di ricarica. A differenza dei
fucili da guerra come il Lee-Enfield, lo Springfield e il Modello 91, che
richiedevano un'azione manuale per la ricarica dopo ogni colpo, un fucile
automatico sparava, continuando a tenere il grilletto premuto, fino a
esaurimento del caricatore. Un fucile semiautomatico, invece, si ricaricava
automaticamente dopo ogni colpo, ma occorreva ogni volta rilasciare e premere
nuovamente il grilletto. Il fucile semiautomatico Garand M1, adottato dalle
truppe statunitensi durante il secondo conflitto mondiale, funzionava a sottrazione
di gas: una piccola apertura presso la bocca della canna lasciava passare gas
sufficiente per spingere una barra che, azionando il meccanismo
dell'otturatore, espelleva il bossolo del colpo sparato e caricava un nuovo
proiettile da un caricatore da otto colpi. Nel
1957 il Garand M1 fu sostituito con il fucile M14, che adottava un caricatore
di venti colpi ed era in grado di sparare a raffica. Nel 1966, durante la
guerra del Vietnam, fu adottato l'M16, che permetteva di far fuoco in modo
automatico oppure semiautomatico. Negli ultimi decenni sono state sviluppate
armi leggere, come ad esempio l'Armalite e il Kalašnikov, in grado di svolgere
funzioni multiple.
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